Sono passate quasi 3 settimane ormai dal primo provvedimento restrittivo, che avrebbe dovuto contenere la diffusione del virus covid-19. Benché le misure siano veramente severe, con lo spauracchio di denuncia penale e arresto, il numero dei contagiati sembra tuttora inarrestabile. Ogni giorno un bollettino di guerra. Aumenti e ancora aumenti di persone positive, ammalate, in terapia intensiva e decedute. Eppure le prime stime del Governo davano come probabile la data del 15 marzo quale apice del fenomeno, che avrebbe dovuto poi rientrare seguendo la curva parabolica. Invece scopriamo che non è così. Cosa può essere andato storto? Non sarà di certo colpa degli sportivi che noncuranti della quarantena vanno a correre allegramente in solitaria… Nemmeno dei bambini, costretti a casa dopo la chiusura delle scuole. I bar sono chiusi, le discoteche, i ristoranti, le piazze, tutti i punti di aggregazione sono off-limits. Possiamo quindi desumere che il focolaio sia altrove, nelle strutture sanitarie in primis visto l’alto numero di decessi nelle fila del personale medico e infermieristico. Oppure nelle frequentazioni clandestine, perché sono difficili da scoprire e da confessare. Poi ci sono gli untori, persone che si sentono immuni alla malattia e non tengono la distanza di sicurezza. Altra ipotesi, tra le più gettonate: i luoghi di lavoro ancora rimasti aperti; quindi fabbriche, uffici postali, negozi di alimentari e supermercati, quando l’ignoranza o il menefreghismo di alcuni possono causare tragedie in tutti gli altri.

Quali scenari potrebbero verificarsi?
Tre settimane non sono bastate per contenere il fenomeno; se nelle prossime due non vedessimo un calo significativo dei contagi, potremmo prospettare due scenari, entrambi terrificanti:

1) intervento massiccio dell’esercito per tenere a bada gli ultimi disobbedienti e restrizioni ancora più pesanti. Questo porterebbe però al totale collasso economico delle imprese e delle famiglie. Il mancato intervento a vasta scala (nessuno escluso) di assistenza economica potrebbe far innescare una serie pericolosa di rivolte popolari. Le attività chiuse per molto tempo porterebbero inevitabilmente al contingentamento dei beni essenziali, e ci ritroveremmo nella stessa situazione vissuta ai tempi della guerra. La gente comune, quando è allo stremo e non ha più nulla da perdere diventa una bomba ad orologeria e non osiamo pensare alle conseguenze.

2) riapertura graduale e controllata di tutti gli esercizi commerciali, nonostante la minaccia del contagio. In questo caso si alzerebbe bandiera bianca: decidere se rischiare il virus o la fame non è una bella cosa, e propendere per la prima porterebbe ad un’ecatombe molto prossima a quella vissuta nel passato con l’influenza spagnola.