Secondo la sociologa francese Christine Delphy l’umanità che già prima dell’emergenza coronavirus stava attraversando un periodo intriso di individualismo, ora dimostra appieno la sua spietata crudezza. L’ostentazione continua e forsennata di un improbabile stile di vita ha provocato la diffusione di un materialismo becero e una reazione altrettanto forte d’invidia e frustrazione. Questo aspetto viene accentuato dall’uso smisurato dei social network, che enfatizzano l’aspetto più gretto e acido degli interlocutori, instillano l’odio nei confronti di chiunque e inneggiano alla beffa e alla derisione quale massima prova di presunzione e arroganza. I tempi della solidarietà sono finiti, e nemmeno la crisi attuale è riuscita, come in passato fece la guerra, a compattare i bipedi pensanti verso un obiettivo comune di salvezza. I privilegiati, avulsi dalla realtà, guardano con disprezzo o inerzia chi è bisognoso di aiuto, non capendone i motivi. Di questa classe, politici in primis, le responsabilità del disastro attuale sono evidenti: nemmeno le spudorate promesse tipiche delle campagne elettorali sono riuscite a tanto. I cittadini di serie B sono completamente abbandonati ma il leit motiv imperante rimane lo stesso: bisogna avere pazienza.