Apr
07

Davide Sgarbi: “Per avere successo, non devi pensare solo ed esclusivamente a te stesso”

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Monfalcone – Modena Marzo, 2016
di #quellocherimanedi Katya Malagnini

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Credo che non ci sia modo migliore per capire la personalità di un individuo, se non quello di fargli un’intervista. Da cosa risponde, da come lo fa, dal tono in cui lo fa.
L’intervista con Davide scorre velocissima. Sembra che conosca già le domande, la voce è squillante, uniforme, è spedito (come i prodotti che vende :D) non tergiversa e non ha esitazioni nelle risposte. Espone i concetti velocemente, con chiarezza e fornisce risposte brevi e dettagliate.
Ao’, ce ne fossero!
Ora facciamo così: da qui in poi, lo assumo :D:D come risponditore ufficiale per tutte le interviste

Davide Sgarbi fa il dj dall’inizio del magico decennio degli anni ‘90 e lo fa tutt’oggi. Lo trovate, ogni weekend, al “Frozen” di Modena, per esempio.
Gestisce, assieme al suo socio, uno dei pochissimi dj point rimasti in Italia, il Groove Dj Point, sito a Modena, in Viale Tassoni 92/94.
Ma il motivo PRINCIPALE per il quale tutti noi, malefici :D:D technomani progressivi :D:D lo conosciamo è questo :
#ociochesirulla :D

DAVIDE SGARBI “Feel the Drums”

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Davide, inizio da una domanda profonda e originale: come hai iniziato ad avvicinarti alla musica?
Vuoi la realtà o una di quelle frasi che si scrivono su Facebook?
La realtà, grazie :D

No, perché sai, ci sono quelli che dicono: “Ho iniziato a tre anni, perché mi piaceva il giradischi del papà”.

Parlando di musica, intesa come dj, mi ci sono avvicinato perché, come spesso accade, un mio amico che già faceva il dj, mi ha fatto appassionare a questa cosa.
Lo seguivo nelle serate che faceva e poi … ho iniziato ad andare a casa sua e da lì è nato tutto.

Quando hai fatto le tue prima serate in discoteca? Al mixer, naturalmente :D
Nel 1989, in Emilia Romagna, più precisamente a Carpi, in provincia di Modena. Avevo sedici anni ed erano le mie prime domeniche pomeriggio da dj, quindi non erano propriamente “serate”, anche se la definizione è quella. Sai, i miei non si trovavano molto d’accordo sul fatto che andassi in discoteca di sabato sera.

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Suoni qualche strumento?
No, avevo iniziato a studiare la batteria ma poi l’ho abbandonata, per pigrizia. In realtà potrei anche ricominciare, perché mi piaceva molto. Chissà…

Adesso ti faccio girare le balle :D
Fai solo il dj o anche il vocalist?
Solo il dj!
Allora mettiamola così: che ne pensi dei vocalist? *Devo riuscire a farmi dire che anche tu odi quelli che parlando continuamente sui passaggi O_O

vabbè, tanto il controllo del volume ce l’ho io, dal mixer! :D
Seriamente: penso che ci siano quelli troppi invadenti, come quelli bravi, che sanno intervenire nei momenti giusti.
Ovviamente, molto dipende dal tipo di serata, ma trovo che il vocalist sia necessario nel mio genere musicale.

Dopo la prima metà degli anni novanta, hai fatto delle produzioni su Stik Records che sono state molto suonate. Come sono nati questi progetti?
Beh sembrerà un’ovvietà, ma quello a cui sono legato di più è naturalmente “Feel the drums”

*.*
#rulladegavemo?

Non perché ritengo sia più bello, ma perché è stato il primo, nonché quello che mi ha fatto avvicinare alla produzione musicale.

Il responsabile della nascita di questo progetto è sempre il mio amico di cui ti parlavo prima, che mi aveva regalato una Groove Box della Roland. Una sera giocandoci abbiamo tirato fuori questa melodia (chiamiamola così, anche se propriamente non lo è) e abbiamo quindi deciso di portarla avanti in studio. Per gioco abbiamo messo insieme un synth che continuava a crescere, supportato dalle rullate che tutti conoscete. Un gioco che è stato un grande successo.

Sei consapevole che quel disco è rimasto nella storia?
Sì, mi scrivono ancora oggi, sui Social e anche sulla pagina di Discogs (che ho scoperto di avere, non l’ho aperta io :D)

Prossime produzioni?

Non ti so rispondere, perché in studio, ci vado solo quando ho l’idea. Non sono uno che si mette lì a vedere se esce qualcosa.

Quando hai iniziato a fare il dj cosa suonavi?

Commerciale! Si partiva con l’r&b, poi un po’ di house commerciale, poi le hit del momento, intervallate dai lenti.

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Com’è avvenuto il passaggio alle sonorità progressive?

Le ho sempre seguite! Dai primi anni novanta, seguivo sia dj italiani che esteri.
Il mio riferimento per le sonorità techno/progressive è stato Lory D.
Come etichetta adoravo la la Plus 8 e la Attack Records

*_*

di quello verde ho dovuto acquistarne tre copie.

E capirai parliamo della leggenda assoluta :D Emmanuel Top, uno dei vinili più consumati del mondo.

Esatto!

Possiedi uno dei pochissimi veri Dj Point rimasti in Italia. Raccontami come hai iniziato quest’avventura!
Ho iniziato a lavorare in questo negozio nel ‘95 come commesso, mentre il negozio era già aperto dal 1993 e io ero un loro un cliente. Nei primi mesi del 1997, il proprietario di allora … aveva detto che voleva concentrarsi su altre tipologie di attività e mi è stata offerta l’opportunità di rilevare il negozio. Ci ho pensato e ho accettato, assieme a un’altra persona.

Davide Sgarbi “Loudness”

Cosa si può trovare all’interno di Groove Dj Point?
(Beh Katya…dai, pomodori no de’ sicuro O_O)

Fino a qualche anno fa era un negozio di dischi, in quanto l’80% del nostro business derivava dalla vendita dei dischi in vinile e successivamente, dei cd.
Oggi si trova tutto ciò che riguarda i dj e gli studi di produzione, come apparecchi e accessori, quindi: microfoni, puntine, controller, cuffie, borse, cdj. Mixer, giradischi, schede audio.

https://www.facebook.com/groovemodena/

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Quanti ne sono rimasti di dj Point come il tuo, in Italia?
Così specializzati come siamo noi, forse sei o sette.
Non vendiamo anche altre cose, come tanti punti vendita. Siamo proprio specializzati in quello.

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Allora, farti la domanda “Perché gli altri hanno chiuso” non ha senso, perché i motivi li sappiamo :D
Ti chiedo quindi: “Come fai ad andare avanti nonostante la crisi del settore”?

https://www.facebook.com/groovemodena

http://stores.ebay.it/GrooveDjPoint

Il segreto è anche nei rapporti interpersonali con il cliente. Saperci fare è importante. Essere simpatici e affabili è fondamentale in qualsiasi settore del commercio. C’è un costante aggiornamento da fare, le tecnologie si rinnovano di continuo e se non ci stai dietro, sei tagliato fuori. Curare i Social, poi è importantissimo. Inoltre, c’è il discorso della vendita online che noi facciamo già da dieci anni, anche su market place, come e-bay.

Davide fai il dj dall’inizio degli anni ‘90 e ancora oggi, i tuoi bei servizi settimanali li fai. Quindi non è vero che è per forza necessario “paracularsi” a p.r. e presunti gestori per lavorare?

Per avere successo, non devi pensare solo ed esclusivamente a te stesso e ai soldi. Non si va nei locali a fare le marchette, solo per prendere (tot) euro! Bisogna dare un servizio completo da professionista, che venga compreso. Questo, ovviamente, non significa attaccare le cuffie, chiavette o cd, “suonare” e andarsene. No, non significa questo.

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Sei d’accordo con la necessità (che molti hanno) di dover fare un po’ il dj juke box per accontentare il pubblico?
Non lo so, non è di sicuro il mio caso, anche se potrei farlo, nel caso arrivasse una richiesta coerente con quello che sto suonando. Sono il primo a metterla, anzi lo faccio subito.

Davide, mi metti raggaeton? Metti raggaeton Metti raggaeton Metti raggaeton Metti raggaeton Metti raggaeton :D:D:D

Se sto facendo house e mi chiedi latino, ti dico che non è la serata adatta per quella richiesta :D

Cosa vuoi dire ai tantissimi giovani che vogliono intraprendere la strada del djing ?
Uè, Kat, che domandona originale, roba da candidarti al Pulitzer

Di non mirare subito in alto! Vedo molti partire mirando subito ai grandi Festival, con riferimenti identificati nei top dj mondiali. Ci vuole molta più umiltà, come in tutti i lavori, la gavetta è indispensabile.
Ci vogliono tempo e pazienza.

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Qual è il tuo dj italiano preferito?
Mauro Ferrucci, sulla scena house. Per quella techno progressive Luca Agnelli, mentre per la commerciale, Albertino.

Mi hai nominato dei top dj… però, secondo il credo popolare che appoggio :D oggi, a causa di molti gestori improvvisati e incompetenti, è scomparsa la classe media dei dj. Sono rimasti i top e i dj da 20 euro… concordi?
Vero!
Inoltre, per un certo periodo, si è lasciato credere che avviare un’attività da club, fosse una cosa alla portata dei ragazzini e questo ha avuto delle conseguenze dannose. È facile vedere solo le luci, la musica e la notte, ma gestire un locale è ben altro! Fornitori, fatture, problemi burocratici…

Come fai a coniugare la vita diurna da commerciante, con quella notturna da dj?
Eh, grazie al mio socio :D! Quando faccio le serate, il mattino successivo apre lui!

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